Dieta e allattamento. Affrontiamo assieme un tema delicato.

Se durate la gravidanza bisogna seguire determinate regole, in allattamento le criticità aumentano un pochino. L’allattamento è quella fase in cui i cuccioli di mammifero, con il solo sostentamento del latte materno, arrivano anche a quintuplicare il peso alla nascita prima di passare al cibo solido. Il latte quindi deve essere sufficiente in quantità, ma anche ricco di sostanze nutritive, caratteristiche che dipendono dall’alimentazione della madre.

Dopo un momento sicuramente stressante come lo è il parto, la madre si ritrova a dedicare tutte le sue energie alla crescita di piccole sanguisughe. Loro ciucciano tutto il giorno e richiedono tutte le sue attenzioni, soprattutto durante la prima settimana di vita. Tanto che alcune madri, soprattutto se è la prima volta, si concentrano poco su sé stesse, e possono avere problemi ad accettare i pasti o ad uscire dalla zona dove ci sono i cuccioli.

 

La composizione del latte non dipende solo dall’alimentazione della madre, ma anche dalla specie che lo produce, questo perché le diverse esigenze nutrizionali si manifestano già alla nascita.  Inoltre si modifica durante il periodo di lattazione, per seguire le necessità di crescita dei cuccioli.

 

 

Il successo di una lattazione dipende dal BCS (punteggio di conformazione corporea del soggetto: quantità di grasso e muscolo) e dal tipo di alimentazione. Gli stessi fabbisogni della madre dipendono:

  • dalla fase di lattazione,
  • dalla composizione del latte,
  • dal numero di cuccioli presenti.

Le richieste nutrizionali durante la lattazione sono le più alte in tutta la vita, paragonabili a quelle della crescita e a sport estremi. Ad esempio un pastore tedesco femmina, con sei cuccioli, può produrre fino a 1.7 litri di latte al giorno durante la terza o quarta settimana di lattazione. Una donna nei primi tre mesi di allattamento produce 750 ml al giorno. Oltre alla quantità di latte prodotto, si modifica anche la composizione nelle diverse settimane.

Al picco di lattazione (cioè il momento di massima produzione quantitativa) una cagna può produrre la stessa quantità relativa di di una vacca da latte nella stessa fase, cioè il 7.3 % del suo peso vivo, una gatta fino al 5.9%. In più però nel caso dei carnivori la quantità di proteina e grasso secreti, sono il doppio rispetto ai bovini. Questo latte più nutriente è necessario a sostenere la crescita molto più rapida dei cuccioli. Alcuni cuccioli di mammifero infatti crescono molto più velocemente di altri. Potete vederlo in questa tabella:

Durante la prima settimana di lattazione, la produzione di latte è approssimativamente del 2.7% per i cani e 3% per i gatti (del peso corporeo), da quel momento aumenta fino al picco, che si raggiunge dalla terza alla quarta settimana dopo il parto e può come abbiamo detto arrivare fino al 7.3%-8% del peso corporeo (per i gatti 5,9%).  Come sappiamo il primo latte cioè il colostro, contiene gli anticorpi che serviranno ai cuccioli per difendersi finché non li produrranno da soli. A colostro finito (24\72 ore dopo la nascita) inizia la produzione del latte vero e proprio. Dal secondo al terzo giorno dopo il parto la composizione del latte è stabile, e i fabbisogni nutrizionali della madre dipendono soprattutto dalla quantità di latte prodotto. Man mano che ci si avvicina al picco di lattazione, e in base al numero di cuccioli, i fabbisogni proteici ed energetici della femmina aumentano, sia cani che gatti. il fabbisogno calorico giornaliero del nostro pastore tedesco femmina, in una condizione di mantenimento e di attività fisica moderata, potrebbe essere di 1700 kcal EM \giorno, ma durante la lattazione diventa di 5400 kcal EM \giorno. Per una gatta con un fabbisogno di mantenimento di 300 kcal EM \giorno, passiamo a 900 kcal EM \giorno in lattazione. Le gatte inoltre presentano una richiesta energetica crescete fino alla sesta-settima settimana di lattazione, a differenza delle cagne. La motivazione sta nel metodo di svezzamento, per i cani è quasi un momento di passaggio definitivo alla quarta settimana (ne parleremo bene più avanti), pur mantenendo la lattazione, essa si riduce tantissimo. I gattini invece iniziano lo svezzamento molto più gradualmente, meglio se per imitazione, ma senza modificare le loro esigenze per quanto riguarda il latte, per cui la lattazione si protrae anche se i cuccioli ormai mangiano. capite no di cosa parliamo? Richieste energetiche sempre più alte. Arrivando fino a 300 kcal EM \kg\giorno.

Con l’aumento di produzione e i cuccioli che crescono, oltre all’energia e alle proteine cresce anche il fabbisogno di calcio. Ma ovviamente non è semplice come sembra. L’escrezione di calcio attraverso il latte aumenta nella seconda e terza settimana di lattazione, ciò quindi coincide con l’incremento della richiesta alimentare. In questo periodo è più probabile si manifesti ipocalcemia o eclampsia, anche se nei gatti è meno comune.  La richiesta di calcio dipende dalla numerosità della cucciolata, anche se si è notato una maggiore probabilità di insorgenza della patologia in:

  • primipare,
  • razze toy o di piccola taglia (cani e gatti),
  • femmine con bcs scarso.

Indispensabile soprattutto in alimentazione naturale bilanciare il calcio. Questo perché le diete ricche di carne, che non prevedono integrazioni con ossa o con altri integratori, sono molto povere di calcio. Sebbene siano molto nutrienti e gradite, anche dalle madri più schizzinose, necessitano di essere ben bilanciate.

Oltre alla mancanza di supplemento, l’ipocalcemia può essere provocata da un’errata integrazione prima del parto. Anni fa si usava inserire una dieta puppy (industriale per lo più) prima della nascita dei cuccioli, questo aumentava la possibilità di eclampsia, provocando un problema al lavoro delle paratiroidi. Quindi ricordatevi, non si deve mai fare!! Ma soprattutto non inserite integrazioni a caso, chiedete sempre aiuto ad un professionista.

L’assimilazione del calcio dipende dalla quantità di fosforo presente nella dieta, ma anche di vitamina D, quindi è indispensabile stare attenti a questi tre elementi per non rischiare l’ipocalcemia.

Un’alimentazione naturale in lattazione non è assolutamente impossibile anzi, soprattutto per madri che già mangiano naturale oppure che soffrono di inappetenza, diventa la soluzione migliore. Bisogna però stare attenti alle varie integrazioni e al bilanciamento dei nutrienti. Come sempre non fissatevi sulle varie filosofie alimentari esistenti, si fa il meglio in base alla situazione.

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