Anche il gusto vuole la sua parte

Innumerevoli volte si sente parlare di cosa sia meglio scegliere, per una dieta naturare, cruda o cotta? E innumerevoli volte ho affrontato il problema di un soggetto, sia esso cane o gatto, che non gradisce la presa di posizione culinaria del suo proprietario. Cani che preferiscono il cotto, e gatti che non gradiscono né l’uno né l’altro. Ci si trova molto spesso davanti ad un oggettivo problema, animali a quanto pare poco collaborativi.

Ma, ci siamo mai chiesti il perché?

Prima ancora di affrontare il problema digestivo, o nutrizionale, che distingue il crudo dal cotto, vorrei affrontare il problema del gradimento. Il gusto, è un senso sviluppato anche nei nostri animali domestici. Sono passati ormai i tempi in cui si credeva che, né cane né gatto, potessero sentire i sapori. Sono dotati, infatti, di papille gustative in bocca, proprio come noi. La distribuzione, e alcune funzioni, sono un pochino diverse rispetto alle nostre. I recettori del dolce, ad esempio, sono gli stessi in cui vengono percepiti alcuni aminoacidi. La sensibilità ai sapori è quindi un pochino minore rispetto a quella umana, ma viene controbilanciata, da un olfatto che non ha paragoni.

Nel caso del gatto, l’odore dei cibi e il suo riconoscimento, è la fase più importante del pasto. L’assunzione del cibo, infatti, è assolutamente determinata dal grado di piacevolezza che un odore suscita nel gatto. Lo so, sto dicendo cose banali, tutti sappiamo quanto possano essere difficili i gatti nell’assaggiare cose nuove. Adesso però sappiamo perché, se storcono il naso, poi non mangiano.

Quando veniamo messi di fronte al rifiuto di uno o più pasti, noi proprietari tendiamo sempre a pensare al peggio. Ma, le motivazioni che portano a non consumare un determinato alimento possono essere molte. Escludendo patologie e dolori, di cui noi in questa sede non ci occuperemo, restano mancanza di appetito e disgusto. Per quanto riguarda la mancanza di appetito, ricordiamoci sempre che nessun soggetto, sano, che svolge una corretta attività fisico\mentale, e in peso forma, tenderebbe a rifiutare il cibo per mancanza di appetito. Se ci troviamo in una situazione di rifiuto del cibo (e siamo sicuri che non ci siano patologie in atto) dobbiamo analizzare oggettivamente la situazione, facendoci alcune domande:

  • Abbiamo fatto sufficiente attività?
  • La dose di cibo e snack somministrata può essere troppo alta?
  • Può esserci un motivo ormonale?

E dopo in fine:

  • Gli piace quello che sta mangiando?

Domanda che mettiamo alla fine, proprio per escludere che in realtà, non siano solo gonfi, mi raccomando.
Perché in effetti quello che diamo ai nostri animali può non piacergli.

E non parlo solo delle crocchette, che sfido chiunque a classificare come gustose o saporite. Parlo anche della carne. È sì, perché il sapore non è tutto purtroppo, anche la consistenza è fondamentale. Abbiamo già parlato in questo articolo di come la masticazione sia tipica di ogni specie, e come per un carnivoro si fondamentale anche per quanto riguarda il benessere psicologico. Proprio per questo, ad alcuni soggetti, spesso ma, non solo, non abituati a masticare o poco confidenti con l’uso della bocca, capita di rifiutare determinate consistenze.

In realtà anche a cani e gatti espertissimi, svezzati con alimenti naturali, magari crudi con ossa, capita di non gradire lo stesso alimento con cui, si può dire, siano nati. Gli stessi però preferiscono, magari anche la stessa fonte proteica, però cotta. Le patate piacciono ma, non schiacciate. Le verdure sono buonissime, ma solo intere e crude, e moltissimi altri esempi.

La consistenza degli alimenti, è un parametro fondamentale, anche per valutare la qualità dei prodotti ad uso umano. Pensiamo a quanti cibi non ci piacciono non per il sapore, ma per la sensazione tattile che percepiamo in bocca.

Misurarla non è semplicissimo, perché nessun alimento, soprattutto se solido è un materiale omogeneo (pensiamo ad una costa di sedano ad esempio, parte polposa e parte filamentosa). Esistono dei test strumentali per valutare la consistenza degli alimenti. Essi misurano le proprietà reologiche della materia prima (viscosità, elasticità, resistenza al taglio, forza di penetrazione, ecc.), e combinati assieme determinano i profili di consistenza del prodotto, simulando la masticazione.
Tutti i trattamenti termici, sia cottura che congelamento, modificano alcune caratteristiche fisiche (delle chimiche parleremo, ma non ora) nelle materie prime, indipendentemente dalla loro origine. Sicuramente cucinare la carne, nella maggior parte dei casi, la rende meno elastica. Ma, anche molto meno viscida, cosa che tra l’altro succede anche al pesce. Un carnivoro inesperto, e abituato ad una consistenza relativamente dura come può essere quella del cibo industriale, potrebbe non essere in grado di capire il viscidume della carne o del pesce, le prime volte, e rifiutarlo. Come anche, soggetti molto più esperti, possono in alcune fasi della vita, non gradire la carne cotta e desiderarla cruda (non per forza perché vogliano imitare antenati selvatici). Potrebbe semplicemente piacergli la sensazione in bocca. Non abbiate paura di “accontentare” il vostro animale domestico, le diete naturali fortunatamente sono molto flessibili. Basta bilanciarle con sapienza e ci permettono di creare la formula perfetta e soggettiva, non solo dal punto di vista nutrizionale.

Anche il gusto vuole la sua parte.


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