Vorrei discutere con voi in questo e nei prossimi articoli, della natura speciale e specifica del vero re che regna sulle nostre vite: IL GATTO.
Nelle nostre case si aggira un feroce predatore carnivoro. Quel dolce, per la maggior parte dei casi, animale peloso che ci dorme sui piedi mentre guardiamo la nostra serie preferita, in realtà è un implacabile cacciatore. Non per nulla gli egizi lo veneravano per le sue abilità di regolatore della popolazione di roditori. Pare che la sua entrata in scena nelle nostre case, è esagerato parlare di domesticazione, risalga al 1500-1600 AC. Da quel momento non si sono evoluti molto per quanto riguarda il lato nutrizionale.
Tassonomicamente cani e gatti sono entrambi collocati sono il grande ordine dei carnivori, anche se è chiaro chi dei due è il vero super esperto in materia. Dal punto di vista nutrizionale, il gatto, essendo un felino, è un super carnivoro, un po’ come le zanzare e alcuni moscerini.
I gatti domestici manifestano alcuni comportamenti alimentari tipici, e in comune, con i loro parenti selvatici. Al contrario di molti mammiferi, non hanno una regolarità che scandisce i momenti di riposo e del pasto, quando si ha sonno si dorme e quando si ha fame… si miagola, insomma. In base alla grandezza del pasto e al tipo di alimento proposto, possono arrivare a fare anche 20 pasti al giorno, anche se non è un problema se ci limitiamo ad offrirne due o tre.
Pare che questi comportamenti dipendano dalla relazione simbiotica tra preda e predatore, per questo, anche se non sembra, il gatto può manifestare una certa elasticità, per momento e numero di pasti. L’istinto predatorio nei gatti è cosi forte, che in alcuni casi possono smettere di mangiare per cacciare. Per il tipo di vita che svolgono ora, questo può essere un pochino controproducente.
Infatti, per soddisfare questo istinto, possono manifestare una serie di comportamenti che per il proprietario possono essere interpretati come fame… per poi non consumare il pasto. Da qui nasce la frustrazione del feli-proprietario medio, che viene tediato dal gatto semi annoiato casalingo in diversi momenti della giornata. In realtà confondiamo la fame, con l’istinto predatorio.
Inoltre ricordiamoci, che i gatti sono sensibili alla consistenza, caratteristiche fisiche, odore e gusto del cibo. La sensazione tattile orale è importantissima per un comportamento alimentare normale e deve essere considerata, per il benessere psicofisico del soggetto, nella scelta del cibo da somministrare. L’abitudine a diversi tipi di consistenza, un pochino ci salva, ma sappiate che tendenzialmente il cibo umido, elastico e solido viene preferito (o sarebbe normale lo fosse), tipo la carne per dire, che sorpresa. Le esperienze giovanili, per quanto riguarda il sapore, poi sono altrettanto importanti, li rendono sicuramente meno schizzinosi. Ad ogni modo il cibo che piace di più pare essere quello che contiene determinati nutrienti. Il gusto dei grassi animali, proteine semplici (potremmo dire predigerite), l’odore di alcuni aminoacidi come alanina o prolina, e di nuovo che sorpresa tutte cose di origine animale.
Tra l’altro, sono anche anatomicamente preparati ad alimentarsi come carnivori, abbiamo già parlato della dentatura , tipicamente carnivora anche nel tipo di movimento masticatorio. Ma anche stomaco e intestino sono descrittivi di un carnivoro con comportamenti predatori esclusivi. Lo stomaco, ad esempio, è piccolo e poco elastico, predisposto per relativamente piccoli e calorici, oppure più frequenti. Anche l’intestino è più corto rispetto ad onnivori ed erbivori, hanno però dei villi particolari che riescono ad aumentare la superficie digestiva, anche se la loro efficienza digestiva, rispetto al cane ad esempio, è del 10% minore, motivo per cui i cani riescono a gestire una varietà più ampia di alimenti. Come sapete non sono in grado di digerire benissimo i carboidrati, ne abbiamo già parlato qui . Dopo tutto questo come avere ancora dei dubbi sulla vera natura dei gatti? Come tutti gli animali molto specializzati, dal punto di vista nutrizionale, presenta delle soggettività che lo rendono vulnerabile e sensibile. Abbiamo parlato della sua natura per poter approfondire nei prossimi articoli queste specificità.
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