Il termine vitamine è stato coniato nel 1912, quando Casmir Funk ha descritto una classe di composti contenenti azoto, che ha chiamato vita-amine. Questo termine è stato cambiato in “vitamine” quando è stato riscontrato che non tutte queste molecole contengono azoto. La scoperta, l’isolamento e la sintesi di queste molecole è avvenuta, più o meno 100 anni fa, sebbene la loro carenza sia stata segnalata per la prima volta nel 1150, con la scoperta della cura allo scorbuto. Una vitamina può essere definita attraverso le sue caratteristiche fisiche e fisiologiche.
Per essere caratterizzata come vitamina, una sostanza:
- Deve essere un composto biologico diverso da grassi, proteine e carboidrati.
- Deve essere un componente della dieta.
- Deve essere essenziale per le normali funzioni fisiologiche in piccole quantità.
- La sua carenza deve provocare una sindrome
- Deve essere non sintetizzabile dal corpo in quantità sufficienti per supportare le normali funzioni vitali.
Queste caratteristiche sono importanti per capire il perché, non tutte le vitamine sono fondamentali per ogni specie.
Per esempio la vitamina C è essenziale per primati, porcellini d’india e alcune specie di pesci, ma non per la maggior parte delle altre specie. La mancanza dell’enzima L-gulonolattone ossidasi, una flavoproteina microsomale, isomerizza spontaneamente l’ascorbato (vitamina C).
Un altro termine associato a queste molecole è provitamina, cioè un composto che richiede un processo di attivazione prima di essere una molecola attiva a tutti gli effetti. Il β- carotene, ad esempio, è una molecola che viene tagliata attraverso un processo enzimatico prima di diventare due molecole di retinolo (vitamina A).
Le due grandi categorie di vitamine sono distinguibili per la loro capacità di sciogliersi in grasso (liposolubili) o in acqua (idrosolubili). Esistono 4 vitamine liposolubili (A, E, D e K) e nove vitamine idrosolubili (complesso B e vitamina C). Negli ultimi tempi l’attenzione scientifica verso una di queste vitamine è cresciuta, parliamo della vitamina D.
Esistono due tipi di vitamina D, il colecalciferolo o vitamina D3 che si trova principalmente negli animali, e l’ercocalciferolo o vitamina D2 che si trova principalmente nelle piante. In nutrizione, tipicamente il dosaggio della vitamina D viene espresso in U.I., unità internazionali. Un U.I. corrisponde a 0.025µg di vitamina D3. L’epidermide di molti mammiferi può produrre vitamina D dalla provitamina 7-deidrocolesterolo, attraverso l’utilizzo degli UVB. Ad ogni modo questa via metabolica è inefficiente in cani e gatti. Questo a causa dell’elevata attività di un enzima, che in queste specie, converte la provitamina in colesterolo, invece che in vitamina D3. Questo è il motivo per cui, nel caso di cani e gatti, e necessario integrarla con la dieta.
La funzione primaria della vitamina D è di aumentare l’assorbimento e il metabolismo intestinale, e questo vale anche per il deposito nelle ossa, di calcio e fosforo. Entra in relazione con molti altri metabolismi, è una delle vitamine più studiate degli ultimi anni. Per il momento noi indagheremo solo il suo assorbimento e ruolo all’interno del corpo, ma più avanti studieremo ruoli più specifici.
Essa viene assorbita nel piccolo intestino per via passiva, saturabile e dipendente dagli acidi biliari. La vitamina D entra, per il novanta percento nel circolo linfatico primario, in associazione a dei chilomicroni (lipoproteine di trasporto), il resto sarà associata ad un’α-globulina. Come molti altri steroidi, infatti, il trasporto della vitamina D è associato a delle proteine. Viene distribuita relativamente uniforme tra i vari tessuti in cui sono presenti dei depositi lipidici, può essere, infatti, trovata nel gasso renale, del fegato, del cuore, aorta e polmoni.
Nei mammiferi, sia D2 che D3, non sono la forma attiva della vitamina, vengono attivate grazie al lavoro di uno specifico enzima in fegato e reni. Nei gatti la D2 risulta essere molto meno efficace della D3. La regolazione dei livelli di vitamina in corpo dipenda da molti fattori: paratormone, calcitonina (molti altri ormoni) e livelli di calcio e fosforo. Per esempio, quando i livelli di calcio scendono sotto una certa soglia, il paratormone viene secreto, i reni rispondono alla sua presenza e iniziano a “produrre” più vitamina D e ad espellere più fosforo. Nel mentre, sia il paratormone che la vitamina, lavorano per mobilitare il calcio dalle ossa. Tutto per riequilibrare i livelli di calcio e fosforo, che non erano normali. Al contrario, la calcitonina, viene secreta dalla tiroide nel caso in cui ci fosse un eccesso di calcio in circolo. Essa ferma la mobilitazione del calcio e del fosforo dalle ossa, e promuove la loro espulsione tramite le urine.
Si può quindi capire facilmente, che sintomi di carenza vitaminica si possono facilmente confondere con carenze di calcio, manifestandosi con problemi di crescita e deformazioni ortopediche di vario tipo. Ovviamente anche gli eccessi sono da evitare, l’intossicazione da vitamina D può addirittura provocare la morte.
Motivo per cui risulta essere una vitamina fondamentale, ma da integrare con attenzione, sia in forma alimentare che attraverso integrazioni esterne. Alimenti ricchi di vitamina D sono: pesce di mare, e il suo olio derivato e uova. È contenuta in quantità minore anche in carne di manzo, fegato, prodotti caseari o latticini. Non risulta essere particolarmente termolabile, ma sicuramente in alimenti a crudo se ne trova di più (perché non sono soggetti a dilavamenti per cottura).
Ora che sappiamo tutto, o quasi, della vitamina D possiamo capire perché alcuni alimenti sono fondamentali, e perché se mancano la sua integrazione risulta essere indispensabile.
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