Gli insetti nell’alimentazione degli animali domestici

In molti paesi del mondo il consumo di insetti da pasto è una tradizione, tanto quanto in altri paesi è normale mangiare il pollo. Potrebbero essere validi anche per l’alimentazione animale?

Gli insetti hanno un ciclo di vita relativamente breve con una capacità moltiplicativa enorme, e una variabilità di specie molto alta, ognuna con le proprie caratteristiche nutrizionali.

In un mondo dove la popolazione umana, con a seguito i propri carnivori domestici, aumenta sempre di più le fonti di approvvigionamento proteico inizieranno a scarseggiare. Sfortunatamente per produrre più cibo c’è bisogno di più spazio, più acqua, più risorse, e prima o poi tutto questo scarseggerà a tal punto da dover valutare fonti alimentari alternative. 

In zootecnia questo sta già succedendo. Gli allevamenti ittici e avicoli già sperimentano e utilizzano farine di insetto come fonte proteica per i mangimi, con ottimi risultati. E’ sicuramente più economico che depredare mari e coltivare altra soia.

Funziona molto bene in effetti con pesci e avicoli, sicuramente perchè di insetti sono già parte della loro alimentazione.  Tuttavia anche  le prove eseguire sui monogastrici, maiali, hanno dato qualche interessante risultato. Il problema purtroppo nasce nel momento in cui si utilizza la sola farina di insetti come fonte proteica, i risultati zootecnici non sono eclatanti. Ma forse potremmo anche raggiungere dei compromessi alimentari pur di salvare capra e cavoli.

Larve, grilli e blatte diventano quindi materia di studio sia per l’alimentazione umana che animale. Crescendo grazie a diversi substrati, tra i tanti sopratutto scarti di lavorazione o rifiuti organici, l’interesse nei loro confronti aumenta anche grazie al duplice utilizzo.  Numerosi, economici e anche ecosostenibili e riciclatori.

Ma saranno nutrienti?

Ebbene si! Ottimo contenuto in proteine, sia per monogastrici che per carnivori, altamente digeribili. Contenuto in grassi variabile, in base al tipo di substrato dove vengono allevati. Buona la dose di sali minerali, anche se il calcio non è uno dei minerali prevalenti (troveremo altri surrogati). La fibra animale può essere un problema, l’esoscheletro fatto di chitina è il grosso scoglio da sorpassare per quanto riguarda gli studi di digeribilità.

Il substrato di allevamento è colui che influenza la composizione nutrizionale finale del prodotto insetto. Vantaggiosissimo se pensate che si riuscirebbe a standardizzare il prodotto finale e allo stesso momento metabolizzare le scorie biologiche umane.

Qui però nasce uno dei problemi a cui stanno cercando ancora una soluzione. Purtroppo gli insetti, proprio per la loro plasticità, rischiano di diventare magazzino di molecole tossiche o addirittura veicolo di patogeni, rischiando cosi una zoonosi. Ma niente paura, la scienza sta indagando.

In ambito Pet, il loro utilizzo è stato ipotizzato e concretizzato per alcuni stati (in europa è possibile produrre mangimi con farina di insetti, in america no) sicuramente per aumentare l’ecosostenibilità dei prodotti, ma sopratutto per aiutare soggetti in difficoltà.

In casi in cui le reazioni avverse al cibo diventano ingestibili con i prodotti presenti sul mercato, l’utilizzo degli insetti ha dato dei buoni risultati. Essendo una proteina con cui sicuramente cani e gatti non sono entrati in contatto, il suo utilizzo può essere un’ottima soluzione per i casi più difficili.

L’utilizzo degli insetti per l’alimentazione è sicuramente un’ opzione interessante se correttamente validata prima scientificamente. Economici, nutrienti ed ecosostenibili, danno ampio margine di applicazione. 

Si spera prima o poi di trovarli anche all’interno dei mangimi di quelle specie animali che se ne nutrirebbero naturalmente, evitando il sovra sfruttamento della soia.

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