Il grain free: tra moda, funzionalità e rischi

Cos’è il grain free e il low grain?

Con l’aumentare dell’attenzione al benessere animale in generale, ma soprattutto a quello legato agli animali d’affezione, si è visto un incremento anche nella richiesta di prodotti alimentari sempre migliori, per composizione e qualità. Questa crescente attenzione e l’eterna ricerca della “naturalità” nelle diete hanno portato i prodotti grain free e low grain ai massimi storici, sia per domanda che per offerta.

I prodotti gran free o low grain sono tutti quei prodotti completi che non contengono cereali, o ne contengono in minima parte, all’interno della loro formulazione. Possono contenere o meno il glutine. Prima di continuare con la nostra riflessione, è bene ricordare quali sono i cereali: mais, frumento, orzo, riso, avena, sorgo, miglio.

Tutti contro i cereali

Ma perché i cereali sono diventati “il nemico”? Considerando che negli anni sono stati uno degli ingredienti principali degli alimenti industriali per animali, ma anche di alcune diete casalinghe in cui abbondava la pasta, per esempio, davvero è necessario domandarsi come mai tutt’un tratto la loro reputazione sia peggiorata così drasticamente.

Con l’approccio etologico alla nutrizione, abbiamo riscoperto la natura carnivora di cani e gatti e la nostra volontà di appagarla. Sono quindi sorte nuove richieste da parte dei proprietari, che sono risultate abbastanza facili da gestire attraverso l’alimentazione naturale e molto meno con i prodotti industriali. Essendo cani e gatti dei carnivori, più o meno stretti (il cane è pur sempre un carnivoro opportunista), la prima richiesta dei proprietari è stata di diminuire l’utilizzo degli amidi nelle diete. La scelta è ricaduta sui cereali, additati come causa di infiammazioni croniche, allergie alimentari e condizioni metaboliche patologiche, come il diabete.

Una ricerca americana ha evidenziato come i consumatori che scelgono prevalentemente prodotti grain free per i loro animali lo facciano allo scopo di risolvere problemi allergici, purtroppo però non sempre con ottimi risultati. Non è detto infatti che la colpa sia dei cereali, tuttavia la percezione prevalente è che questi siano causa di patologie.

Nelle formulazioni, i cereali vengono quindi prontamente sostituiti con legumi, tuberi e zucca. Questo perché, durante l’estrusione, la trasformazione dell’amido rende il prodotto digeribile, appetibile e gli conferisce la corretta texture: non è quindi possibile eliminarlo dal prodotto, ma solo sostituirlo.

E qui casca l’asino, perché purtroppo troppo spesso si usa la parola “grain free” come sinonimo di “amido free”, ma questo non è assolutamente vero!

dieta naturale

L’utilizzo dei cereali in mangimistica

Dobbiamo domandarci una cosa: oltre al vantaggio prettamente tecnologico, perché vengono usati i cereali nell’industria mangimistica? Sto per dire qualcosa che molti non si vogliono sentir dire, vi avviso, ma se leggerete fino alla fine senza brontolare, vi prometto che troveremo una soluzione.

I cereali spesso sono più calorici dei tuberi o altre fonti di amido e il loro amido è tendenzialmente più digeribile (sempre nei limiti della digeribilità dell’amido per carnivori opportunisti e non). Le fibre fermentescibili contenute in certi tipi di cereali sono inoltre risultate molto valide in terapie per patologie gastroenteriche croniche. Purtroppo, però è vero che, insieme ad altre materie prime, i cereali sembrano essere coinvolti in un numero consistente di reazioni dermatologiche. Per cui, dov’è la verità? Nel mezzo, come sempre.

Non sono i cereali il problema assoluto, ma il modo in cui il soggetto reagisce a una determinata materia prima o alla combinazione di più alimenti. Soprattutto, il problema riguarda come una materia prima viene utilizzata all’interno dell’alimentazione, in che dosi, con che frequenza, quanto è varia la dieta stessa eccetera. Quindi, è corretto demonizzare i cereali? Certamente no, è bene in ogni caso evitare di estremizzare e cercare sempre le soluzioni più logiche.

“In natura il cane e il gatto non mangerebbero cereali!”

Non apriremo nemmeno l’argomento: “in natura il cane e il gatto non mangerebbero cereali”. Poi dovrei spiegarvi per quale motivo in natura non li mangerebbero, non essendo il cane e il gatto animali selvatici naturali, ma domestici. Tra l’altro, i cani randagi i cereali li mangiano eccome se li trovano: sotto forma di pane secco, avanzi, o crocchette nei punti di foraggiamento. È la fauna selvatica carnivora che non mangia i cereali! “In natura” non è la scusa per far diventare il nostro cane o gatto, il lupo o la tigre che avremmo voluto avere in salotto ma che per ovvi motivi non ci possiamo permettere. Il cane, come il gatto, si trovano in ambiente naturale in alcune situazioni di randagismo, ma non si comportano come i predatori selvatici, perché non lo sono più.

cereali e grain free

Il grain free in mangimistica

Detto questo, possiamo ora parlare del grain free in mangimistica. Perché seguire un’alimentazione senza cereali o addirittura veramente senza amidi attraverso una dieta naturale è semplice, ma con un prodotto industriale non ci viene così automatico.

Abbiamo appena visto che, se togliamo i cereali dai prodotti industriali, comunque dobbiamo sostituire l’amido con qualcos’altro. Solitamente si usano legumi, tuberi come la patata o la tapioca e di recente anche un mix che comprende la zucca. Ora però non venite a dirmi che potete usare la zucca come carboidrato che vi vengo a cercare! Teoricamente, ed è quello che abbiamo sempre pensato, non ci dovrebbero essere grossi problemi rispetto a queste sostituzioni. Tutto bene, fino a che non sono sorti dei dubbi sulla correlazione grain free e cardiomiopatia dilatativa.

La cardiomiopatia dilatativa

La cardiomiopatia dilatativa è una delle principali cause di morbilità e mortalità in diverse razze canine, ma anche in quelle feline, storicamente associata in questo caso a una carenza di taurina. Questa patologia è la seconda forma più comune di malattia cardiaca acquisita nel cane dopo la malattia degenerativa della valvola mitrale e la più diffusa nelle razze di cani grandi e giganti. È prevalente in alcune razze ed è rara negli incroci. Inoltre, la cardiomiopatia dilatativa è fortemente familiare in alcune razze specifiche e da tempo si sospetta che possa avere una base genetica. Nei gatti si conosce questa patologia, legata alla dieta, già dagli anni ’80 e storicamente è sempre stata associata alla carenza di taurina.

Negli ultimi anni si è notato un incremento di casi di cardiomiopatia dilatativa, soprattutto in America e soprattutto cani, in soggetti, anche non familiari, sottoposti alla stessa dieta. Questo ha fatto muovere l’FDA (Food and Drug Administration) alla ricerca di una effettiva correlazione. Molti di questi soggetti erano effettivamente alimentati con cibo grain free (commerciale) che conteneva parecchi piselli, lenticchie, altri legumi e/o patate in varie forme (intere, farina, proteine, ecc.), anche come ingredienti principali.

mangimistica

Grain free e cardiomiopatia dilatativa: c’è correlazione?

La difficoltà nel ricercare una simile correlazione sta nella complessità della patologia, ma anche nella raccolta stessa dei dati. Non tutti i sintomi si manifestano nello stesso modo e non tutti i proprietari si possono permettere economicamente delle diagnosi precise. Inoltre, è anche estremamente complicato individuare una causa alimentare. Questo perché, non solo la carenza di taurina può provocare o peggiorare la condizione cardiaca del soggetto, ma anche una carenza di metionina e cisteina (i precursori della taurina, per approfondire continuate a leggere qui), di carnitina, disbiosi o infiammazioni intestinali che limitano il riassorbimento secondario di taurina, perdite per via urinaria e altro. Capite bene la complessità di uno studio del genere.

Attualmente, questa correlazione infatti non è ancora stata scientificamente provata. Grazie ad alcuni studi però sappiamo che in determinati casi, quelli in cui i soggetti non familiari presentano la stessa problematica e si alimentano con la stessa dieta grain free, un’integrazione di taurina extra ha migliorato di molto la sintomatologia, correlando quindi indirettamente le due cose.

La carenza di taurina

I motivi per cui si manifesta clinicamente una carenza di taurina, spesso anche a livello ematico, in soggetti alimentati con prodotti ricchi di legumi o patate, possono non essere legati alla sua presenza nel prodotto. Testando alcuni alimenti, infatti, l’FDA non trova né carenza di taurina, né di metionina o cisteina. Dove sta il problema allora?

Potrebbe trattarsi di:

  • una ridotta sintesi di taurina, derivante da una carenza alimentare assoluta dei suoi precursori: metionina e cistina;
  • una ridotta biodisponibilità di taurina, metionina o cistina nella dieta;
  • un riciclo enteroepatico anormale degli acidi biliari a causa del contenuto di fibre della dieta;
  • un aumento della perdita urinaria di taurina;
  • un’alterazione del metabolismo della taurina nell’intestino come risultato delle interazioni tra alcuni componenti della dieta e i microbi intestinali.

Non è proprio causa-effetto, nella realtà è molto più complicato. Per non parlare poi della possibilità che non sia soltanto la taurina il problema: la colina, il rame, la l-carnitina, il magnesio, la tiamina o la vitamina E, il selenio… Tutte carenze che sono state associate alle cardiomiopatie.

taurina gatto

Carenze secondarie? L’importante è scegliere consapevolmente

Quello che risulta evidente però è che il problema non è probabilmente legato all’impiego di un’alimentazione priva di cereali, ma all’uso di prodotti che, a causa dell’assenza dei cereali e sostituiti quindi con materie prime più fibrose e meno nutrienti, possono provocare delle carenze secondarie di cui non abbiamo ancora notizie certe.

Le possibili cause sono ancora in fase di studio e includono:

  • carenze assolute di altri nutrienti;
  • alterata biodisponibilità di alcuni nutrienti a causa di interazioni nutrienti-nutrienti;
  • l’inclusione involontaria di ingredienti tossici.

Purtroppo, i prodotti industriali grain free sono ancora troppo poco conosciuti e lo stesso vale per i loro effetti.

Quando scegliamo un prodotto, anche se dobbiamo sceglierne uno grain free per necessità di salute, dobbiamo essere certi di selezionare una formulazione che non sia troppo “al limite” nel contenuto di determinate materie prime. È chiaro che qualsiasi dieta direttamente sbilanciata, o i cui nutrienti in sinergia portino a uno sbilanciamento, o addirittura in presenza di patologie da malassorbimento, può portare ad un problema clinico anche grave. Se volete scoprire di più sulle diete sbilanciate, leggete qui.

Scegliete sempre consapevolmente e se non ve la sentite da soli… fatevi aiutare da un professionista!

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